Generazione Z e Millennials. In quanti sanno di cosa stiamo parlando?

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Sono i famosi nativi digitali, generazioni di ragazze e ragazzi nati e cresciuti circondati dalla tecnologia, ma che in parte hanno vissuto l’epocale rivoluzione che il digitale ha portato.

I Millennials sono nati tra 1981 e il 1996, la Gen Z tra il 1997 e il 2010 (fonte: ilSole24Ore): decenni importantissimi, che hanno visto una profonda e radicale modifica nelle abitudini quotidiane di tutti noi. 

Il cambiamento radicale è stato vissuto in modi diversi, Millennials e Gen Z sono stati i protagonisti di due diverse fasi della rivoluzione digitale: i primi hanno vissuto in pieno il cambiamento, passando da una realtà pressoché simile a quella vissuta dalla Gen X (i nati dal 1965 al 1980) a un repentino cambiamento delle abitudini (basta nominare l’arrivo di internet in ogni casa); i secondi sono nati quando il digitale aveva già fatto capolino e sono cresciuti in una realtà dove la fruizione dei contenuti è libera e aperta al mondo e dove la condivisione è il pane quotidiano.

Questo veloce cambiamento ha portato le aziende (ma anche le società di tutto il mondo) a scontrarsi con una realtà in continuo movimento, dove l’attenzione non è più limitata al proprio giardino, ma estesa e condivisa fino ad azzerare qualsiasi confine. Da una parte, ciò ha comportato una maggiore conoscenza, grazie alla condivisione, ma dall’altra ha generato un vortice di sfiducia che ancora permane, perché con un mondo così aperto come quello di oggi, è facile venire sopraffatti da informazioni false o fuorvianti.

Il compito di aziende come la nostra è anche quello di riuscire a condividere valori positivi e fondamentali con i ragazzi che saranno i futuri professionisti della nostra società e dare loro modo di crescere e avere opportunità. 

Conoscere le diverse generazioni per creare le giuste opportunità

Prima di capire come valorizzare le generazioni digitali, in Balance ci siamo chiesti cosa pensassero e come agissero le nostre persone, in base anche alla loro età. Era importante comprendere le loro diverse visioni, quindi abbiamo osservato, chiesto e valutato, infine abbiamo deciso di fare un sondaggio per raccogliere più dati possibili. 

Quella che è venuta fuori è una situazione che riporta molte sfaccettature fondamentali, che vogliamo condividere con voi.

Abbiamo suddiviso le generazioni in fasce d’età: 20-30, 30-40, 40-50, 50+. Sono, come abbiamo già precisato, decenni fondamentali, che hanno visto un cambiamento radicale delle abitudini di tutti i coinvolti.

A ognuno, abbiamo chiesto abitudini sulla ricerca di informazioni, strumenti utilizzati e considerazioni in merito alla rivoluzione digitale. Le risposte hanno mostrato un quadro molto interessante, che possiamo riassumere come segue:

  • per la fascia di età 50+, è ormai consuetudine utilizzare internet e i motori di ricerca per ottenere informazioni. Sono persone che hanno vissuto in pieno la trasformazione digitale, quindi conosco la differenza tra la consultazione di un libro e la lettura di un articolo online e, pur ritenendo internet uno strumento molto più veloce e comodo, restano dell’idea che approfondire e ricercare tramite un testo (per ex. un’enciclopedia) permetta un’analisi molto più approfondita e un margine di errore nettamente inferiore rispetto ai contenuti che vengono condivisi online.
  • per la fascia d’età 40-50, le considerazioni sono molto simili, ma c’è una comprensione maggiore verso la capacità di approfondimento grazie a internet. Considerano, per esempio, un e-book alla stregua di un’enciclopedia cartacea e attribuiscono ai contenuti online la stessa profondità dei contenuti cartacei di un tempo. Pongono, però, l’accento sui rapporti umani nati e cresciuti sui social e sul bisogno primario di insegnare alle nuove generazioni un uso corretto della tecnologia.
  • per la fascia d’età 30-40, le considerazioni cambiano notevolmente. Questa generazione, che per età dovrebbe essere più vicina alla Gen Z, ha invece considerazioni molto diverse e, per certi versi, opposte. In questa fascia di età, c’è un interesse maggiore verso l’uso dei social network e un’opinione diffusa secondo cui la Gen Z, facilitata dalla rivoluzione digitale in pieno sviluppo, abbia delle mancanze dovute proprio alla facilità di fruizione delle informazioni. Avendo sempre tutto a portata di mano, in maniera rapida, è più semplice per loro cadere in informazioni errate o essere meno predisposti all’analisi e all’approfondimento.
  • infine, la fascia d’età 20-30 concorda sull’enorme vantaggio avuto grazie alle nuove tecnologie, ma inaspettatamente pone l’accento su un aspetto spesso poco considerato: l’appartenenza di un prodotto, intenso come qualcosa di tangibile, e il suo valore intrinseco. Il senso lo troviamo in una domanda specifica, “CD e Musicassette erano prodotti tangibili, il loro valore poteva essere soppesato, avendoli tra le proprie mani. Possiamo dire di sapere come funziona Spotify e quale sia il suo reale valore?”. Una considerazione che ci ha spinti a riflettere molto. 

Come si può vedere, diverse generazioni hanno diversi vissuti, diverse esperienze e diverse abitudini. Queste ultime, in realtà, si sono uniformate grazie al diffuso utilizzo dei motori di ricerca e dei social network e ciò che differenzia l’utilizzo è l’approccio e il livello di consapevolezza.

Il rischio più alto che si può avere oggi è l’utilizzo errato degli strumenti digitali e la mancata consapevolezza su ciò che sia reale o falso. In questo contesto, rientra uno dei valori che Balance pone alla base del proprio approccio verso le persone che lavorano al suo interno: l’attenzione.

Dobbiamo fidarci delle nuove generazioni, dare un senso agli eventuali errori di valutazione e spingerli verso un utilizzo consapevole delle tecnologie. La Digital Academy di Balance, per esempio, è uno degli strumenti che utilizziamo per trasformare tutto questo in realtà, ponendo attenzione sia alle generazioni che abbiamo davanti, sia al futuro che le attende.

Più generazioni, uno stesso futuro

Considerando il fatto che il futuro lo fanno (e lo faranno) tutti i nati della Gen Z, è chiaro che la direzione da prendere è una: coinvolgerli e inserirli all’interno dei processi di creazione e sviluppo.

Il loro sguardo verso il futuro è fondamentale, perché quello che li aspetta è un mondo da creare e plasmare secondo le loro abitudini. In questo senso, ciò che sanno e che hanno imparato, può diventare un utile momento di confronto con le generazioni precedenti e il loro diverso approccio può benissimo entrare all’interno di un processo aziendale.

Da loro e con loro ci si aspetta un atteggiamento propositivo: le soluzioni che proponiamo in Balance, per esempio, sono sempre adattabili e modificabili in base al contesto, quindi si può costruire un qualcosa che sia perfettamente in linea con l’unico futuro possibile, quello che tutti avranno in comune.

Come investiamo sui giovani, dando loro un futuro

In Balance ci occupiamo di trasformazione digitale, appunto. In tal senso, è fondamentale per noi lavorare con risorse che abbiano ben compreso l’uso e l’importanza del digitale. Le skills fondamentali, in seguito, le mettiamo noi.

Questo significa che siamo aperti sia a risorse Millennials, sia a risorse della Gen Z. Entrambi, con il loro vissuto e le loro caratteristiche, sono un campo aperto dove far crescere skills e competenze professionali.

Se parliamo, però, di futuro (e quindi di Gen Z in particolare) è chiaro che l’accento va posto su ciò che ogni nato dal 1995 in poi ha: l’esperienza di una vita immersa nel digitale.

I giovani e super giovani sono totalmente immersi nell’esperienza delle nuove tecnologie. È con esse che dialogano, ricercano, guardano e ascoltano e tutto questo li rende perfetti per un futuro dove la trasformazione digitale è il fulcro del lavoro.

Hanno un vantaggio evolutivo che permette loro di comprendere più facilmente l’utilizzo di strumenti, logiche e approcci che si fondano sull’utilizzo delle tecnologie digitali. Cercano e acquistano online, anche sui social, dialogano online, scoprono ciò che è nuovo online e sanno utilizzare i nuovi device, sfruttandone ogni potenzialità.

Questi vantaggi, per noi, sono una possibilità per creare nuove opportunità di lavoro e di crescita, con percorsi mirati e costruiti in base alle singole skills. Insieme ad altre competenze (ovviamente), l’essere un nativo digitale offre la possibilità di poter crescere professionalmente in un settore che pone le basi per progetti, processi e piattaforme basate su quello stesso futuro dove loro stessi vivranno

Cosa rimane di aperto: domande e spunti di riflessione 

Le risposte che abbiamo ottenuto dalle diverse generazioni che lavorano con noi ci hanno sicuramente chiarito molti aspetti, ma ci hanno anche lasciato con tante domande ancora aperte.

Quello che ci piacerebbe fare è aprire una discussione, per risolvere queste domande e alcuni dubbi ancora irrisolti e, magari, scoprire nuovi spunti di riflessione.

Il ritenere i prodotti digitali come un qualcosa dal valore indecifrabile, per esempio, è una concezione interessante su cui riflettere. Sul questionario è stata posta una domanda che riguarda gli abbonamenti: un abbonamento digitale, oggi, permette la visione di più film o serie tv, centinaia se non migliaia. Quanto sarebbe costato, un tempo, possedere altrettanti dvd? Come si può stabilire il valore di qualcosa che non è tangibile?

In Balance sappiamo bene quanto siano importanti e che valore abbiano i diversi prodotti digitali, ma chi usufruisce di questi prodotti riesce a percepire questo valore? E se lo percepisce, questo stesso valore varia in base alla generazione coinvolta? 

Spostiamoci dal valore intrinseco all’immediatezza: oggi possiamo avere tutto in maniera molto rapida, siamo abituati alle cose in real time. Questo ha cambiato la percezione del tempo? Secondo il nostro parere, la risposta è sì.

Pensate a un’assistenza clienti: grazie ai social oggi è possibile avere un dialogo diretto e immediato con l’azienda, quindi un’eventuale attesa viene considerata sempre più spesso come una mancanza. La Gen Z, abituata a questo meccanismo, non si pone nemmeno la domanda, quindi nel suo approccio professionale potremmo aspettarci un valore aggiunto non indifferente nel pensare e realizzare soluzioni tecnologiche immediate e durature nel tempo. 

E i Millennials, cosa ne pensano? Hanno vissuto le ore di attesa ai call center o le email che rimanevano senza risposte per giorni?

Con Balance, ci piacerebbe poter ragionare su tutti questi aspetti, trovando anche una nuova chiave di lettura o modificando quella con cui stiamo portando avanti i diversi ragionamenti.

Lavorare a stretto contatto con le diverse generazioni e con professionisti di nazionalità, culture ed esperienze professionali diverse, ci sta aprendo a tante diverse possibilità, tutte rivolte al miglioramento degli approcci e delle tecnologie future. Ciò che non vede uno, sicuramente lo noterà l’altro. E questo apporto di conoscenze ed esperienze è sempre il benvenuto: se la trasformazione digitale è il futuro professionale in cui ti vedi, noi siamo qui per darti fiducia e aiutarti a realizzarlo.

Scrivici a marketing@balanceconsulting.it, scoprirai tante opportunità che possono aiutarti a diventare proprio ciò che sogni.